dal Taccuino del Comandante Zeta

dal Taccuino del Comandante Zeta

sabato 4 aprile 2009

ARRIVI #61

(la stanza azzurra )

Arrivato quella mattina, aveva trovato alloggio
in una pensione sulla strada fra la stazione e il porto
il soffitto all’ultimo piano seguiva l’inclinazione del tetto,
riducendo l’altezza della stanza
e a doversi chinare per guardare dalla finestra:
una distesa di schiene d’ardesia
sormontate da terrazzini congiunti con il piano sottostante
da scalette e ringhiere di ferro
e passerelle in lastre di marmo che scavalcavano
le buie fenditure dei vicoli fra le alte case


la stanza con le pareti di tenue azzurro
e un letto di ferro dalla testata di rami dorati,
era una leziosa citazione di arredo d’epoca,
smentita dal televisore sul cassettone,
dalla lampada a risparmio energetico nel globo di carta di riso,
dal telefono senza fili sul comodino,
dalle riproduzioni di stampe antiche
in cornici con tarlo finto e tacca imitata,
dal bordo di carta applicata che svolgeva in alto sul muro
un fregio nordatlantico di conchiglie, fari zebrati e nodi marinari,
salvagenti e volteggio di gabbiani

fuori un coperchio grigio era posato s’una pentola
che ribolliva di sirene, fischio di navi,
ferro sui binari e clamore ambulante,
da cui sfuggiva l’odore di mare chiuso,
che lo scirocco spingeva su per lo scarico
del lavandino.
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