dal Taccuino del Comandante Zeta

dal Taccuino del Comandante Zeta

mercoledì 4 marzo 2009

ARRIVI #42

(in chiesa)

Il primo appuntamento era fissato
in una chiesa del centro antico


quell’ora del pomeriggio
riempiva di luce abbagliante il fondo
della piccola piazza:
tre lati di alte case medievali in pietra e mattone
e una facciata di neoclassico dissonante bianco,
a cui sfuggivano nell’ombra i vicoli
dal nome di mestieri e piante

entrò e rimase sul fondo,
per abituarsi alla penombra dorata dell’interno,
che a contrasto con l’involucro assolato
scendeva dal soffitto a nuvole barocche:
lungo le colonne di pietra nuda e capitello fogliato,
sul pavimento bianco e nero di lastre
e pietre tombali consunte

più avanti nella navata,
c’era una donna con il capo velato
seduta ad un banco

a un tratto si alzò e a testa china raggiunse
un altare laterale in ombra:
avvitando le lampadine, accese delle candele votive
con lunghe pause forse di preghiera
o per attrarre meglio la sua attenzione

una moneta cadde e risuonò nella scatola vuota di metallo,
poi la donna uscì da una porticina,
nascosta fra le colonne

allora si avvicinò all’altare illuminato
e trascrisse sul taccuino
la serie di numeri che la posizione delle candele accese
suggeriva rispetto a quelle spente

mentre verificava alcune possibili combinazioni,
restò a fissare le luci,
insieme al secondario santo che dal quadro
guardava stupito l’insolito chiarore
davanti al suo trascurato altare.

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