dal Taccuino del Comandante Zeta

dal Taccuino del Comandante Zeta

mercoledì 28 gennaio 2009

Prove a carico_6

ABITI CONTESI

Un giovane agile rom era rimasto prigioniero a lungo
dentro un contenitore per la raccolta dei vestiti usati:
vi era caduto perché qualcuno l’aveva spinto
mentre si allungava per infilarsi nell’apertura
e poi aveva richiuso il portello legandolo con un filo di ferro

un passante dopo qualche tempo aveva sentito
le sue invocazioni di aiuto e i colpi battuti contro le pareti
e aveva chiamato soccorso

simili incidenti erano già accaduti in zone diverse della città
e secondo alcune testimonianze,
un misterioso individuo
quando scorgeva un cercatore di stracci
che in bilico sull’apertura era proteso a pescare indumenti,
si avvicinava e con mossa fulminea vi rovesciava l’incauto
e poi ve lo richiudeva bloccando lo sportello,
con uno spago più volte annodato,
o una cintura ben stretta,
un pezzo di legno incastrato a forza,
o una cesta da frutta infilata tra maniglia e battente

nonostante l’ora già tarda
una piccola folla si era radunata intorno ai pompieri
che smontando una paratia della sua prigione di metallo,
cercavano di liberare l’intruso,
quando una famiglia di nomadi a passo svelto accorreva
con urla, lamenti e agitare di braccia,
provando a farsi largo nel gruppo che circondava la scena:
a fatica i presenti intuivano dai toni concitati
che il ragazzo prigioniero
era un loro parente e volevano liberarlo

mentre si cercava di tenerli a idonea distanza
per proseguire le operazioni di salvataggio,
qualcuno dei presenti notava che molti di loro

indossavano abiti
che giorni prima avevano gettato via,
inserendoli negli appositi contenitori del quartiere

una signora chiese spiegazioni s’un proprio cappotto
che riconosceva ora infilato a fatica da una corposa donna,
altri su giacche e calzoni che scoprivano
aver trovato una impropria destinazione
addosso a uomini robusti e minacciosi
o subdoli giovanotti sfrontati

ne nasceva un alterco tra donatori traditi e lesti utilizzatori,
con un crescente scambio d’insulti
tale da riempire la distanza tra alpi e carpazi:
l’intervento della polizia
garantiva la conclusione positiva del soccorso
e il pacifico ritorno di abitanti e nomadi alle loro dimore,
mobili o stanziali

rientrando a casa ci si domandava
se sia lecito a più poveri
da soli prendere senza chiedere il dono che gli era destinato
o nel caso in dettaglio
fino a che punto si possa accettare che i propri abiti dismessi
siano indossati da poveri diversi da quelli previsti
e che tipo di povero sia corretto beneficiario di carità.


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