NEL MEZZO
invitato a leggere delle poesie
alla casa del popolo scrivente,
con il tuo libretto in mano e gli occhiali in tasca,
ti apparti nell’ultima fila,
con buon panorama su pubblico e terreno di gioco
riceve gli ospiti una rossa imponente vestale,
contornata da un mazzo di emergenti,
che presenta ad ognuno come germogli di talento
prossimi a sbocciare
distratto dal funebre completo
di un giovane esteta con ciuffo reclinante
o dalla variopinta farfalla al colletto del riverito decano
o forse dallo spacco di una gonna confinante,
perdi le prime righe
di una signora dai furiosi capelli carota,
annunciata con due cognomi e un diminutivo,
che parla di volatili caduti e angeli reclusi o viceversa,
straziando gli astanti di colpevole rimpianto
e buoni propositi di corta durata
poi una giovane donna, vestita e chiomata di nero,
dagli occhi cerchiati e le labbra livide,
con lobo trafitto da una saetta d’argento,
evoca la propria infanzia crudele
che sconta vagando
sotto la pioggia notturna, la vista dei tetti
e il desolato mare invernale
nelle pause, dialoga con le amiche in prima fila,
sorseggia una birra
e sospinta dal conduttore della serata,
si prepara ad un’altra dozzina di confessioni
a quel punto, fingi l’inopportuno arrivo di una chiamata,
ti alzi e strisciando lungo la parete di fondo
guadagni l’uscita
mentre nel brusio già senti l’annuncio del tuo nome
più tardi, al sicuro, spedisci un messaggio di scuse
che giustifica la tua sparizione,
con malore improvviso di stretto parente.
Veloce spedizione ai margini estremi di Terradue
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Leggevo Dean Kuntz quando mi hanno condannato a morte.Sono venuti a dirmi,
direttamente al mio lettino d’ospedale, che dovevano farmi una Tac perché
“sospe...
16 anni fa
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