dal Taccuino del Comandante Zeta

dal Taccuino del Comandante Zeta

martedì 1 luglio 2008

"Popolo Poeta" di Comandante Zeta

NEL MEZZO

invitato a leggere delle poesie
alla casa del popolo scrivente,
con il tuo libretto in mano e gli occhiali in tasca,
ti apparti nell’ultima fila,
con buon panorama su pubblico e terreno di gioco

riceve gli ospiti una rossa imponente vestale,
contornata da un mazzo di emergenti,
che presenta ad ognuno come germogli di talento
prossimi a sbocciare

distratto dal funebre completo
di un giovane esteta con ciuffo reclinante
o dalla variopinta farfalla al colletto del riverito decano
o forse dallo spacco di una gonna confinante,
perdi le prime righe
di una signora dai furiosi capelli carota,
annunciata con due cognomi e un diminutivo,
che parla di volatili caduti e angeli reclusi o viceversa,
straziando gli astanti di colpevole rimpianto
e buoni propositi di corta durata

poi una giovane donna, vestita e chiomata di nero,
dagli occhi cerchiati e le labbra livide,
con lobo trafitto da una saetta d’argento,
evoca la propria infanzia crudele
che sconta vagando
sotto la pioggia notturna, la vista dei tetti
e il desolato mare invernale

nelle pause, dialoga con le amiche in prima fila,
sorseggia una birra
e sospinta dal conduttore della serata,
si prepara ad un’altra dozzina di confessioni

a quel punto, fingi l’inopportuno arrivo di una chiamata,
ti alzi e strisciando lungo la parete di fondo
guadagni l’uscita
mentre nel brusio già senti l’annuncio del tuo nome

più tardi, al sicuro, spedisci un messaggio di scuse
che giustifica la tua sparizione,
con malore improvviso di stretto parente.

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