dal Taccuino del Comandante Zeta

dal Taccuino del Comandante Zeta

giovedì 24 luglio 2008

DollArmymage n.1


(foto ricevuta da DollArmy)

dichiarazione di DollArmy

Per gettarmi in battaglia e raggiunger la meta,
indosso una mimetica, però fatta di seta,
metto ai piedi gli anfibi con “C” bianche applicate,
guardo la mappa e inforco le mie lenti griffate,
le armi con swarovsky fatte da un noto artista,
munizioni policrome per ingannar la vista.

Il nemico assegnato devo localizzare,
lo vedo sul display del mio satellitare,
a cercar di colpire un ignoto bersaglio,
esibire la bomba come fosse un ventaglio,
preparato lo zaino dell’avatar armato,
in battaglia a combattere un incontro truccato.


(testo ricevuto da DollArmy)

lunedì 7 luglio 2008

Oscar Primo Review - # 2


(foto ricevuta da Oscar Primo)

martedì 1 luglio 2008

"Taccuino Zeta" di Comandante Zeta

04_COLORE AL CANE

in assemblea si è deciso
di cambiare colore al centro occupato:
nei mesi scorsi le pareti si sono ricoperte
di sovrapposte minacce
promesse contrastanti
firme simboli messaggi,
in un groviglio selvaggio di penna pennello e spray

con abile mediazione
si è imposto di contenere nelle proprie stanze
alcuni dei progetti proposti:
il gruppo Terra Madre non potrà
decorare le scale a fasce alternate
di zafferano e argilla rossa
e nemmemo i cybermonelli dell’ultimo piano
avranno il corridoio conduttore,
rivestito per intero di stagnola e lattine,
ma un banale intreccio di cavi per accesso alla rete,
mentre la nazione reggae rinuncerà
a tricolorare il suo piano,
in un paradiso rasta di negus, erba e leoni

all’appello risponde la comunità murale scrivente,
che in qualche settimana di cantiere
trasforma il cadente edificio in padiglione di tendenza

a fine lavori, dalla facciata
un gigantesco cane giallo dagli occhi feroci e ghigno irridente,
sovrasta gli alberi del viale,
alzando una zampa posteriore,
sullo sgomento dei vicini
per il decoro violato dell’intero quartiere.

Taccuino a sorpresa


(foto ricevuta da Stephan Nosferoff)

Il Comandante Zeta interviene a sorpresa
nel centro storico.

"Popolo Poeta" di Comandante Zeta

NEL MEZZO

invitato a leggere delle poesie
alla casa del popolo scrivente,
con il tuo libretto in mano e gli occhiali in tasca,
ti apparti nell’ultima fila,
con buon panorama su pubblico e terreno di gioco

riceve gli ospiti una rossa imponente vestale,
contornata da un mazzo di emergenti,
che presenta ad ognuno come germogli di talento
prossimi a sbocciare

distratto dal funebre completo
di un giovane esteta con ciuffo reclinante
o dalla variopinta farfalla al colletto del riverito decano
o forse dallo spacco di una gonna confinante,
perdi le prime righe
di una signora dai furiosi capelli carota,
annunciata con due cognomi e un diminutivo,
che parla di volatili caduti e angeli reclusi o viceversa,
straziando gli astanti di colpevole rimpianto
e buoni propositi di corta durata

poi una giovane donna, vestita e chiomata di nero,
dagli occhi cerchiati e le labbra livide,
con lobo trafitto da una saetta d’argento,
evoca la propria infanzia crudele
che sconta vagando
sotto la pioggia notturna, la vista dei tetti
e il desolato mare invernale

nelle pause, dialoga con le amiche in prima fila,
sorseggia una birra
e sospinta dal conduttore della serata,
si prepara ad un’altra dozzina di confessioni

a quel punto, fingi l’inopportuno arrivo di una chiamata,
ti alzi e strisciando lungo la parete di fondo
guadagni l’uscita
mentre nel brusio già senti l’annuncio del tuo nome

più tardi, al sicuro, spedisci un messaggio di scuse
che giustifica la tua sparizione,
con malore improvviso di stretto parente.